Da 32 anni e ho sempre desiderato sorprenderla, da quando eravamo due matricole al Politecnico di Milano.
È lì che ci siamo incontrati la prima volta e mi è bastato un caffè e una penna blu data in prestito per capire che avrei voluto passare il resto della mia vita con lei. È la persona più vulcanica e piena di idee che abbia mai conosciuto: io, al confronto, sembro un grigio e annoiato marito privo di intuizioni.
Da qualche anno si è follemente innamorata del Giappone. A ogni cena ne elogia l’estetica, la grazia e la lentezza, si è iscritta a un corso di shodo, l’arte della calligrafia, e appena può vola a Tokyo.
Ci passa il maggior tempo possibile, sempre alla ricerca di nuove piccole scoperte nipponiche. Quando il lavoro me lo permette vado con lei, ma spesso viaggia sola.
Ad aprile dello scorso anno è andata a frequentare un corso di kaiseki, la forma più raffinata della cucina tradizionale giapponese. È stata via un lungo periodo e io ho approfittato della sua assenza per organizzarle una sorpresa: dovevo farla rimanere a bocca aperta!
Nella casa in campagna in cui viviamo c’era un grande spazio esterno lasciato un po’ all’abbandono.
Da mesi parlavamo di realizzare un giardino e regalarci un’oasi verde. Ho deciso di far realizzare un meraviglioso giardino all’inglese e, solo per lei, un piccolo gioiello: un angolo in perfetto stile giapponese dove a trionfare non solo i classici fiori ma pietre, legno arso dal tempo e dal sole, sabbia.
Elementi semplici ma unici, posati con grande maestria. Intorno azalee e due maestosi aceri rossi.
Il giorno del suo ritorno sono andato a prenderla all’aeroporto e, a pochi metri da casa, le ho fatto bendare gli occhi e poi l’ho accompagnata davanti al giardino.
«Questa volta ti stupirò, fidati». Lei ha sorriso, non del tutto convinta. Ma quando ha tolto la benda è scoppiata a piangere dalla commozione. Mi ha abbracciato e mi ha detto: «Tu hai portato il Giappone in casa nostra! È stato il tuo regalo più bello di sempre».
Dopo 32 anni, dopo il caffè e la biro blu, dopo Milano e una vita passata insieme, finalmente, per la prima volta, sono riuscito a sorprenderla.