L’estate del 2014 la ricorderò sempre per l’esame di filologia classica. Era l’esame più difficile del mio piano di studi. Chiesi ai miei zii, che erano in Australia per qualche mese, di poter approfittare della loro assenza per prepararmi all’esame nella loro villa in città.
Si da piccolo ho amato la loro casa e in particolar modo il meraviglioso giardino all’italiana con le siepi di bosso che creano aiuole simmetriche e geometriche che delineano ed esaltano i percorsi in ghiaia bianca. E poi gli alberi presenti come i pini; le palme o il bellissimo corbezzolo.
Arrivato a metà maggio ho parcheggiato la mia auto nel garage vicino alla dependance e non l’ho ripresa fino al giorno dell’esame.
Ho subito allestito il tavolo presente in giardino con tutto il materiale che mi sarebbe servito in quei giorni: i quattro libri dell’esame, il quaderno degli schemi, il pc, gli evidenziatori, le penne e tantissimi post-it.
In cucina avevo fatto il pieno di frutta fresca per prepararmi estratti e frullati ogni qual volta avessi bisogno di fare una pausa.
Ogni tanto la sera mi raggiungeva Elena. Portava la cena e trascorreva la serata all’aperto a interrogarmi sul testo del Pasquali o a parlare della retorica nel “Gorgia” di Platone.
Elena era affascinata dalla casa e non poteva essere altrimenti: da studentessa di architettura non poteva non ammirare la bellissima struttura antica della villa curata dall’architetto Giacomo Tolozzi.
Il 20 giugno fu il gran giorno. Andai all’università la mattina e dovetti aspettare fino alle 15 per poter essere interrogato. Uscii dalla facoltà scendendo le scale quasi avessi le ali ai piedi: avevo preso 30.
Festeggiai la sera con alcuni amici. Ero felicissimo: peccato solo dover abbandonare la splendida villa degli zii che, con la sua bellezza, mi aveva aiutato ad alleggerire le giornate interamente dedicate allo studio.